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Il TiraLinee | 14

Cambiamenti


Qualcosa è cambiato nella mia vita lavorativa. Vediamo di capire cosa mi è successo e cosa porterà questa nuova condizione lavorativa sia per la mia vita professionale in genere, che per questo podcast. Insomma rimarrò ancora un disegnatore CAD 3D ma sicuramente non sarò più freelance.
Vi darò qualche info sul software CAD compatibile con Mac adatto a tutti i livelli, dai principianti ai professionisti.
Infine una veloce presentazione di Lenovo ThinkStation P620 con AMD Ryzen Threadripper Pro, la prima e unica workstation al mondo con una nuova CPU e prestazioni grafiche rivoluzionarie.

Buon Ascolto!

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Vita Vissuta

Cambiare senza cambiare

Come vi posso raccontare che ho cambiato lavoro, e nello stesso tempo senza cambiare lavoro?!
Credo che sia il modo più strambo di fare questo cambio di vita senza di fatto cambiarla.
Da dove posso iniziare? Sarebbe una storia lunga e noiosa; non voglio di certo ammorbarvi con inutili dettagli. Partiamo da una esigenza che si era delineata negli ultimi due anni.
Come sapete io sono un freelance, o come si dice nella nostra italica lingua, sono un libero professionista… quello che lavora in partita iva!

In famiglia non sono certo l’unico che è in questa situazione; per chi non lo sà, anche la mia consorte lavora come libera professionista. Lei, però, è un’affermata dottoressa commercialista. Almeno per me, perché se lo chiedete a lei scuoterebbe la testa in preda a una forte vergogna.
Sta di fatto, con l’arrivo del piccolo Matteo, molte delle scelte fatte negli ultimi 2 anni hanno dovuto avere un certa limatura se non proprio un totale cambio di rotta.
Come credo sappiate tutti, ai freelance certi bonus sono preclusi (mi chiedo ancora perché ma non siamo qui a fare della polemica gratuita) che sicuramente sul bilancio familiare hanno un loro certo peso, non risolvono la situazione del “mutuo dell’asilo” ma danno una mano.
Pertanto, circa un’annetto fa, dopo il consiglio di tribù, si è arrivati alla conclusione che data la mia particolare attività io potevo ritornare ad essere dipendente. Come si sente dire in una trasmissione televisiva nota: la mia avventura da freelance finisce qui.

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Già sento vesti stracciate e urla senza senso… ok… ho esagerato. Sicuramanente avete il permesso di dirmi un pò di brutte parole con tutte le volte che nel podcast me la tiro con la parola freelance. Ah! Senza contare le menate del lavoro autonomo, da casa. Insomma, un marea di fregnacce?
Ehmm… no! No perché ho lavorato bene da freelance, certo, con alti e bassi ma ho lavorato come piaceva a me e molte volte ho fatto quello che mi appassionava.

Purtroppo si era venuta a creare una situazione lavorativa che non aveva più niente a che fare con la professione da freelance. Nonostante facessi fattura, sfoggiassi la p.iva, non facevo altro che elargire il mio servizio a quasi completa disposizione di un solo cliente, che ne determinava una mia “dipendenza” senza poi averne i benefici nè di uno nè dell’altro.

Una situazione abbastanza comune per chi fa il mio lavoro di disegnatore CAD nell’industria metalmeccanica; perché per chi fa il designer CAD o simile ha più spazio creativo, più possibilità di muoversi tra più commesse.
Forse, in parte, è colpa mia che non ho mai vermente “switchiato” mentalmente verso una situazione più imprenditoriale. Probabilmente avrei dovuto puntare ad aprire uno studio mio con collaboratori. Ma tra dire e il fare…

Gli inizi sono stati molto duri. Il mio campo è per lo più aziendale e qui non ho mai trovato la piena comprensione del fatto che sei un’uomo solo e non hai alle spalle altri che ti possono dare una mano, dato che sei agli inizi e il soldo manca, anzi ce ne devi mettere.
Dopo qualche mese e notti insonni, ho deciso che da solo non potevo farcela e quindi con qualche vecchio contatto sono finito a fare il consulente per uno studio tecnico (nel quale, tra l’altro ero già stato dipendente) che per me trovava il lavoro da fare e mi allegeriva della parte della ricerca di commesse.
E così passarono 6 anni. Gli anni anagrafici, anche. E questi si sono fatti pesanti sulle spalle e continuare a saltare da un lavoro all’altro ogni tre mesi con spostamenti auto abbastanza importanti, mi hanno convinto a cercare qualcosa di più “stabile”, passatemi il termine: ma che almeno rimanesse nell’hinterland milanese.
Sono approdato nell’azienda odierna e qui, negli ultmi 5 anni, ho trovato una certa quadratura; ho contribuito a creare un reparto (l’ufficio tecnico) e tutta la struttura organizzativa (PDM e codifica) che ancora oggi viene usata dai i miei colleghi.
Come tutti abbiamo passato dei momenti abbastanza stressanti in questi ultimi due anni. Ecco, io e mia moglie, invece, siamo stati salvati dall’arrivo di Matteo (nato in pieno lockdown) che ci ha distolto dalle brutture del lockdown prima e delle quarantene dopo.
Per me però era arrivato il momento di prendere la decisione e quindi con molta insistenza e forzando la mano (avevo paventato un passaggio ad azienda concorrente…) dato che erano mesi che si tergiversava sulla questione. E a febbraio (non so quando leggerete questa post) 2022 finalmente ho dismesso il grembiule da freelance e indossato la “tutina da dipendente”.


Io mi sento un po traditore… perchè? Credo che in parte mi piaceva far parte di quella schiera di persone che nonostante le fatiche da libero professionista poteva vantarsi di “farsi da solo” e poi perché per anni, prima del 2011, avevo smarronato l’esistenza agli amici sulla voglia di essere freelance. Ora invece quasi (ho detto quasi) sono contanteo di essere dipendente.
Ma come accennavo prima è una situazione voluta e pensata per trovare una certa stabilità economica alla famiglia, e lasciando una certa serenità “alla Rosi” che in questo modo è più libera di poter intraprendere certe scelte viste le molte possibilità per la sua professione, che siamo onesti è più renumerativa della mia.

E concludendo questto pippone esistenziale, vi chiedo un po di tolleranza nella possibilità, non cosi remota, di strafalcioni e una grammatica da prima elementare; ma sono un pò arruginito, come le mie dita.

“Lunga vita e prosperità” (cit.) 🖖

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