Vita Vissuta

Ciao, cugino!!

Un mese fa (diamine è già passato un mese) stati giorni difficili… sai Ernesto…
Sono stati emozionalmente troppo forti. Era una domenica mattina di aprile, giocavo con il piccolo Matteo e mi è arrivata la notizia che te ne eri andato.
Porca di quella miseria… sono rimasto 1 minuto al telefono, in silenzio. Rosanna ha capito. Qualcosa di irrimediabilmente brutto era capitato.
Ora cugino non volermene, ma minchia proprio te!! Ma che succediuu!?? Ho vagato per casa mentre la voce rotta dall’emozione di tua zia Angela mi dava le brutta notizia
E così in quattro e quattrotto i cugini “polentoni” si sono imbarcati con il primo aereo disponibile, e attraversato l’Italia per salutarti… un’ultima volta.
Mentre ero in volo cercavo di chiudere gli occhi un pò per riposare e un pò per ritrovare tutte quelle “fotografie” che la mia mente poteva ricordare su di te.
Ti ricordo fidanzato con Maria, sporco di fango mentre lavi la tua moto da cross, che tanto invidiavo. Non avevo la tua stazza, e mai l’ho avuta; ma ho sempre pensato che un giorno avrei potuto cavalcare una di quelle moto.
Ti ricordo, poi sposato con Maria, in estati dove non c’era giorno che non eri impegnato in qualche attività sportiva… credo che te ne sbattessi le scatole di quale fosse; basta che ci fosse una qualche competizione, con buone possibilità di vittoria!
Ti ricordo mentre mi sfiancavi di allenamenti perché avevo avuto la malsana idea di volere giocare, con te, a pallanuoto nei famosi tornei al Lido Azzurro.
Ti ricordo, cugino credo da sempre accanto a Maria (che è me cugina!) ma è come lo fossi sempre stato… anche prima.

Mentre leggo il messaggio di mia sorella Elena, che non è potuta venirti a salutarti, mi ricordo i tuoi lunghi e forti abbracci che elargivi lungamente alla mia piccola sorellina che da sempre ti aveva soprannominato BIG JIM, perché le piaceva “scomparire” tra qui bicipiti.

Chiudo gli occhi… e tornano alla memoria quelle mattine sulla barca, in mezzo al mare, con mio papà, lo zio Umberto, che più che aiutarti eravamo un pò delle zavorre. Io ce la mettevo tutta, ma al massimo che arrivavo erano 10 metri e me la tiravo… mentre per te ero, per cosi dire a pelo d’acqua. Non sai quanto rimanevo affascinato nel vederti sotto, in quel profondo blu, calmo e silenzioso mentre attendevi l’ennesima preda.

L’aereo atterra. Catania oggi è ventosa. Non è la solita Catania che mi accoglie con quel colpo di “cauddune” solito… Ah si giusto non è agosto.
Saliamo in auto, la strada scorre veloce verso Milazzo. E tu, Ernesto dove stai correndo… dove stai andando?
Cerco di pensare a cosa dire a Maria, a Maurizo, a Jacopo. Niente tutte quelle parole non sanno di niente.
Invece sai che cosa sa di buono e di bello. Quelle estati in cui io, Elena, mamma e papà invadevamo casa tua per un’intera estate e per molti estati. Quelle serate passate “a parrare” di tutto e forse anche di niente, sulla tua terrazza mentre si godeva di fresco che arrivava da ponente.
Credo di aver perso il conto di quante estati ho passato a casa tua e Maria. Anche dopo sposato e hai conosciuto Rosanna.
E come sempre hai conquistato anche lei. E gli abbracci non li sprecavi mai… con quel tuo modo un pò disincantato di affrontare la vita, le regalavi quel “futtitinne” che tanto fa bene dopo un’anno di lavoro in ufficio… a Milano.
Arrivo davanti a casa tua, con me, Ivan, Tiziana e Pietro. Ma anche qui non è la solita “aria” si respira qualcosa di diverso.
Quello che viene dopo fa troppo male, è come vivessi l’esperienza di un’altra persona… invece no. Tu sei li… ma non sei li!
Sarà la mezza età ma è stata dura trattenere le lacrime, cugino… è stata dura!
Sai, ancora ora, mentre scrivo non riesco a trovare delle parole che possano dare conforto a Maria, Maurizio e Jacopo… non ne trovo.
Poi, Erni, poi ho visto… ho vissuto il tuo ultimo saluto, il tuo funerale. E li ho capito e trovato le parole.
Sai, queste sono le parole, dimmi se vanno bene.

E mentre finiva la funzione, cugini miei… Maria, Maurizio, Jacopo avrei voluto alzarmi e dire due parole di saluto. Ma poi ho pensato che l’emozione mi avrebbe sopraffatto.
Il dolore, l’assenza che provate oggi non passera. Ve lo giuro, non passerà ; oh… certo con il tempo si sentirà di meno anche se vi capiterà di sentirla in quei momenti della vita dove sarete più stanchi e vulnerabili.
Ma quello che vi deve rincuorare è che se anche lo avete perso…il tuo compagno, Maria; vostro papà, Maurizio e Jacopo; lo troverete sempre nelle parole, ma soprattutto negli occhi di tutti quelli che Ernesto ha incontrato nella sua vita.
Oggi vi avrei voluto dire di alzarvi e di guardarvi attorno… Ernesto non è scomparso per sempre… Ernesto lo potevate vedere e ritrovare in tutte quelle persone che si erano affollate in Chiesa e fuori nel piazzale. Lui era li e lo sarà per sempre. Quelle persone… quell’affetto è la sua eredità.

Che dici, cugino… troppo mieloso. humm, forse è l’età che avanza che mi rende così sdolcinato.

Ciao, Ernesto… ciao cugino… Buon viaggio!

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Vita Vissuta

Cambiare senza cambiare

Come vi posso raccontare che ho cambiato lavoro, e nello stesso tempo senza cambiare lavoro?!
Credo che sia il modo più strambo di fare questo cambio di vita senza di fatto cambiarla.
Da dove posso iniziare? Sarebbe una storia lunga e noiosa; non voglio di certo ammorbarvi con inutili dettagli. Partiamo da una esigenza che si era delineata negli ultimi due anni.
Come sapete io sono un freelance, o come si dice nella nostra italica lingua, sono un libero professionista… quello che lavora in partita iva!

In famiglia non sono certo l’unico che è in questa situazione; per chi non lo sà, anche la mia consorte lavora come libera professionista. Lei, però, è un’affermata dottoressa commercialista. Almeno per me, perché se lo chiedete a lei scuoterebbe la testa in preda a una forte vergogna.
Sta di fatto, con l’arrivo del piccolo Matteo, molte delle scelte fatte negli ultimi 2 anni hanno dovuto avere un certa limatura se non proprio un totale cambio di rotta.
Come credo sappiate tutti, ai freelance certi bonus sono preclusi (mi chiedo ancora perché ma non siamo qui a fare della polemica gratuita) che sicuramente sul bilancio familiare hanno un loro certo peso, non risolvono la situazione del “mutuo dell’asilo” ma danno una mano.
Pertanto, circa un’annetto fa, dopo il consiglio di tribù, si è arrivati alla conclusione che data la mia particolare attività io potevo ritornare ad essere dipendente. Come si sente dire in una trasmissione televisiva nota: la mia avventura da freelance finisce qui.

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Photo by Maria Lindsey Content Creator on Pexels.com

Già sento vesti stracciate e urla senza senso… ok… ho esagerato. Sicuramanente avete il permesso di dirmi un pò di brutte parole con tutte le volte che nel podcast me la tiro con la parola freelance. Ah! Senza contare le menate del lavoro autonomo, da casa. Insomma, un marea di fregnacce?
Ehmm… no! No perché ho lavorato bene da freelance, certo, con alti e bassi ma ho lavorato come piaceva a me e molte volte ho fatto quello che mi appassionava.

Purtroppo si era venuta a creare una situazione lavorativa che non aveva più niente a che fare con la professione da freelance. Nonostante facessi fattura, sfoggiassi la p.iva, non facevo altro che elargire il mio servizio a quasi completa disposizione di un solo cliente, che ne determinava una mia “dipendenza” senza poi averne i benefici nè di uno nè dell’altro.

Una situazione abbastanza comune per chi fa il mio lavoro di disegnatore CAD nell’industria metalmeccanica; perché per chi fa il designer CAD o simile ha più spazio creativo, più possibilità di muoversi tra più commesse.
Forse, in parte, è colpa mia che non ho mai vermente “switchiato” mentalmente verso una situazione più imprenditoriale. Probabilmente avrei dovuto puntare ad aprire uno studio mio con collaboratori. Ma tra dire e il fare…

Gli inizi sono stati molto duri. Il mio campo è per lo più aziendale e qui non ho mai trovato la piena comprensione del fatto che sei un’uomo solo e non hai alle spalle altri che ti possono dare una mano, dato che sei agli inizi e il soldo manca, anzi ce ne devi mettere.
Dopo qualche mese e notti insonni, ho deciso che da solo non potevo farcela e quindi con qualche vecchio contatto sono finito a fare il consulente per uno studio tecnico (nel quale, tra l’altro ero già stato dipendente) che per me trovava il lavoro da fare e mi allegeriva della parte della ricerca di commesse.
E così passarono 6 anni. Gli anni anagrafici, anche. E questi si sono fatti pesanti sulle spalle e continuare a saltare da un lavoro all’altro ogni tre mesi con spostamenti auto abbastanza importanti, mi hanno convinto a cercare qualcosa di più “stabile”, passatemi il termine: ma che almeno rimanesse nell’hinterland milanese.
Sono approdato nell’azienda odierna e qui, negli ultmi 5 anni, ho trovato una certa quadratura; ho contribuito a creare un reparto (l’ufficio tecnico) e tutta la struttura organizzativa (PDM e codifica) che ancora oggi viene usata dai i miei colleghi.
Come tutti abbiamo passato dei momenti abbastanza stressanti in questi ultimi due anni. Ecco, io e mia moglie, invece, siamo stati salvati dall’arrivo di Matteo (nato in pieno lockdown) che ci ha distolto dalle brutture del lockdown prima e delle quarantene dopo.
Per me però era arrivato il momento di prendere la decisione e quindi con molta insistenza e forzando la mano (avevo paventato un passaggio ad azienda concorrente…) dato che erano mesi che si tergiversava sulla questione. E a febbraio (non so quando leggerete questa post) 2022 finalmente ho dismesso il grembiule da freelance e indossato la “tutina da dipendente”.


Io mi sento un po traditore… perchè? Credo che in parte mi piaceva far parte di quella schiera di persone che nonostante le fatiche da libero professionista poteva vantarsi di “farsi da solo” e poi perché per anni, prima del 2011, avevo smarronato l’esistenza agli amici sulla voglia di essere freelance. Ora invece quasi (ho detto quasi) sono contanteo di essere dipendente.
Ma come accennavo prima è una situazione voluta e pensata per trovare una certa stabilità economica alla famiglia, e lasciando una certa serenità “alla Rosi” che in questo modo è più libera di poter intraprendere certe scelte viste le molte possibilità per la sua professione, che siamo onesti è più renumerativa della mia.

E concludendo questto pippone esistenziale, vi chiedo un po di tolleranza nella possibilità, non cosi remota, di strafalcioni e una grammatica da prima elementare; ma sono un pò arruginito, come le mie dita.

“Lunga vita e prosperità” (cit.) 🖖

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Social, Vita Vissuta

Non ci arrivo, ma ci provo!

Quando ho preso la decisione di mettere a posto il blog, centralizzare un pò la mia vita digitale non pensavo fosse cosi impegnativo.
Mi spiego meglio. Ho voluto rimettere in piedi un luogo che io chiamavo blog, ma non lo era e non lo è (almeno fino al mese scorso).
L’esigenza nasceva dal fatto che avevo troppe punti comunicativi sparsi ai quattro venti e il tutto era molto dispersivo; poi ho messo il carico da 90 con il podcast e le cose si sono complicate… dopotutto l’ho voluto io.
Ora il tutto si è complicato dato che la real life (come si dice tra i millennials) è più stretta di prima. Ora non ho più quella giornata che mi concedevo settimanalmente per evadere quelle pratiche “digital social” che nonostante non sia un influencer si fanno, anche solo per stare a contatto dia qualche “amico di penna”.
Devo ringraziare sentitamente, e nuovamente, l’amico Nicola Losito in arte KooLinus che mi ha supportato (e sopportato) per la riapertura di questo blog un pò smunto che aveva bisognoi di qualche aggiustatina.
Infatti, come wordpress ambassador, mi ha guidato nella conversione da Tumblr a WordPress e, dietro lauto pagamanto 😂 😂 🤣, ospitando il blog nel suo host. E devo dire che mi sento coccolato!!

Quindi per farla svelta, diamo inizio, ufficialmente, a questo blog che riprende vita. È possibile che troverete notizie di tutti i generi; spazierò da qualche pippone personale a notizie tecniche sul CAD e sul mondo Apple (si si… ci sarà spazio anche per PC e Windows).

Quello che vedete, però, non mi piace. Spiego meglio. Ho installato un tema per il sito che all’inzio (offline) mi sembrava figherrimo, ma una volta online mi sembrava di essere negli anni 90.
Quindi, su consiglio del sempre disponibile Nicola, inizierò a postare e nel frattempo sto provando a qualche altra soluzione per la grafica del blog.
A dire il vero l’ho già trovata, ma devo capire come funziona il nuovo metodo Gütenberg per creare , modificare grafica e contenuti di WordPress del proprio blog.
Non me ne vogliano gli estimatori di WordPress, ma non è proprio così amichevole come interfaccia. Inoltre si devono apprendere i concetti di cosa fà cosa e di come si riflette sulla renderizzazione della grafica sul web. E tra le altre cose bisogna ricordarsi che spesso il proprio blog viene visto da mobile…
Da neofita a neofita, consiglio di usare un programma che si chiama Local che installandosi sul vostro computer (si c’è anche per Windows) vi permette di installare con pochi click del mouse il vostro blog WordPress, installare qualsiasi plugin/temi e fare tutte le prove necessarie senza creare problemi su quello online con il rischio di “sminchiare” tutto il database.

Concludo e spero che il prossimo assetto grafico vi possa piaciere… o almeno piaccia a me 😄 😜

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In Viaggio verso Ovest!

Lo faccio? Non lo faccio? Ma si dai!! Mettiti seriamente a scrivere i tuoi digital pensieri.
Oggi … in questo momento della mia vita, ho bisogno di radunare un pò le idee e le attività che svolgo on line. Forse perché invecchio o per semplice pigrizia non riesco a tenere il passo di tutta l’informazione mediatica di cui sono lettore e spettatore.
Perciò prendo la decisione di dare nuova vita ai vari blog e al grido FU…SIO….ONEEEE!!! ( vedi Dragonball!) li riunisco sotto lo stesso tetto.
Perché oltre alla voglia di informare e condividere, mi è venuta una “voglia” di condividere il mio “fokewulf pensiero”. Sorrido, mentre lo scrivo, perché so che alla maggior parte della gente forse non frega nulla, ma a me si… e magari quando qualcuno ci capiterà per caso forse mi dirà la sua.
Bene non mi resta che dirvi… alla prossima!

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