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Progettazione additiva: tecnobubble o futuro?

Qualche giorno fà mentre navigavo tra le varie news da riportare qui o sul podcast, sono incappatto in questa:

Nasce a Milano la start-up innovativa Puntozero 3D che sviluppa tecniche di progettazione per l’additive manufacturing con un approccio progettuale fuori dagli schemi tradizionali.

Articolo interessante perché nasce una nuova startup (io direi ancora?!!!), ma, il mio disappunto nasce non per dare contro a chi si lancia in impresa oggi (tanto di capello!) ma perché si spaccia qualcosa che a livello produttivo vero è solo fumo negli occhi.
Continua così l’articolo:

Il team Puntozero diventa startup Innovativa. Da un’idea nata da quattro professionisti con passione e competenze nel mondo dell’additive manufacturing, nasce una start-up innovativa che sviluppa nuove metodologie di progettazione destinate a rivoluzionare il modo in cui i prodotti vengono concepiti e realizzati La progettazione, il metodo che si usa per arrivare al concetto del progetto è sempre la stessa… forse meglio dire che al quel processo si applicano strumenti nuovi, sbloccando il pieno potenziale della stampa 3D.

Faccio il “progettista” (lo metto tra le virgolette, perchè non sono ingegnere…che per la mia cultura è a lui più consono il titolo) da circa 15 anni e mi sale “il crimine” (come si dice oggi). La progettazione, cioè il metodo che si usa per arrivare al concetto della costruzione di un’oggetto è sempre la stessa, si basa sempre su gli stessi principi validi da decenni… forse meglio dire che al quel processo si applicano strumenti nuovi; a questi si deve la vera innovazione.

Si parla ancora di : “sviluppare nuove metodologie di progettazione per creare prodotti pensati per la manifattura additiva.

Ma cosa è la progettazione additiva? Additive Manufacturing (manifattura additiva) è un nuovo metodo di produzione basato sulla realizzazione di modelli fisici attraverso la sovrapposizione di materiali strato su strato. Quindi, stampa 3D. Si parla di una tecnlogia non ancora pronta per un inserimento nella filiera produttiva standard… premettendo che è un mio personalissimo parere.

Perché quando leggo certe frasi, mi sembra di stare in qualche puntata del milanese imbruttito che snocciola quà e là parole inglesi solo per darsi un tono. Di cosa parlo?

Puntozero 3D esalta il potenziale dell’AM sfruttando i concetti di Generative Design, Topology Optimization, Implicit Modeling, Lattice Structures. Questi concetti in continua evoluzione trovano nelle tecnologie di stampa 3D la loro massima forma di espressione.

Tutti nomi inglesi altisonanti e molto fighi! Ma tutti approcci poco pratici nella progettazione produttiva, dove è prioritario un’approccio più semplice per velocizzare la produzione del prodotto e ridurne i costi. Questi concetti si possono usare e apportare su progetti di puro design o di produzione limitata nel tempo e nel numoro di prodotti.

Poi rimane il fatto che molte volte mi sembra che, oggi, si riproponga dei concetti che sono gia stati usati e usati molto tempo fà

In natura ogni forma ha una funzione, ed è proprio questo il concetto che sta alla basedei progetti sviluppati dalla startup Milanese

Davvero questo approccio è innovativo? Solo perché lo propone a livello di marketing una startup fighetta milanese. Ricordiamo che Gaudi nel secolo scorso già lo faceva!! Acqua calda!

Infine “Le metodologie sviluppate da Puntozero 3D hanno lo scopo di creare algoritmi per velocizzare il flusso di progettazione, creare forme nuove per migliorare le prestazioni del prodotto, per renderlo più sostenibile, più economico e avere un impatto concreto a livello sociale e ambientale.

Utopia. Fatevelo dire da uno stupido che ha provato a portare questo tipo di progettazione all’interno di aziende metalmeccanica; ed immacabilmente deriso perché Tutto questo sviluppo ha tempi enormi per la produzione standard. La riduzione dei costi, oggi, si fa su un numero elevato di pezzi (fidatevi) che debbono essere il più standard possibili. Le delocalizzazione è sempre un’arma a doppio taglio.

Questo tipo di progettazzione rimane ancora confinata all’interno di determinati mercati come l’automotive (ma solo le automobili), aereospace, moda e medicale. Mercati che hanno poco da spartire con la produzione industriale standard, come nel mio caso di macchine per imballaggio. Questo però non deve esemirci come progettisti/tiralinee di non riamere informati su questa tecnologia che è la stampa 3D che rimane affascinante ai nostri occhi nerd.

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